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martedì 28 settembre 2010

I miei 3 clichés videoludici più odiati


Interessante classifica. Peccato che manchino quelli che io ritengo essere davvero i peggiori, VERAMENTE terribili, anche peggio dei livelli subacquei.
Senza troppi giri di parole, questi sono i 3 tòpoi videoludici che mi hanno irritato maggiormente.

3- SCORTARE UNO O PIù PERSONAGGI


Non il peggiore, ma
ogni volta che si presenta una situazione del
genere alzo gli occhi al cielo. In molti giochi è già difficile badare a sé stessi, figuriamoci dover fare da balia a qualcu
no, che in molte occasioni è talmente impedito da non riuscire nemmeno, non dico difendersi, ma scappare. Fortunatamente sono situazioni temporanee, per quanto frustranti, ma come la mettiamo quando il gioco ci accolla la zavorra per praticamente la sua intera durata? (l' immagine a fianco non è casuale. Per lo meno il gioco è comunque divertentissimo). In tempi recenti un terribile esempio di questa moda è New Super Mario Bros. Wii, che
se affrontato in single player offre la possibilità di riaffrontare un livello a caso portando con sé un Toad, ovviamente da salvare. Considerando da quante merdate assassine è pieno ogni live
llo del Super Mario medio, fate un pò voi.

2- CONTO ALLA ROVESCIA


Alcuni ormai sono diventati dei cliché a sé, come i conti alla rovescia presenti alla fine di un qualsiasi Resident Evil.Sfido chiunque, CHIUNQUE, a dire di non odiarli, o quantomeno di non averne mai odiato qualcuno.
Ti mettono fretta, ansia, non ti permettono di fare ciò che vuoi,
Quelli che mi snervano maggiormente sono quelli in cui si deve andare da un punto A al punto B, e lungo il percorso ci sono DIECI GIRONI INFERNALI DI MOSTRI ASSASSINI CHE VOGLIONO APRIRTI IL CULO. E tu non sai se
ucciderli o andare avanti, magari li eviti ma ce ne sono alcuni che ti bloccano il passaggio, e poi ti colpiscono, e tu... argh!
Uno che ho odiato particolarmente è stato quello di Metroid Prime 2: Echoes, quando devi fuggire dal mondo oscuro e ti si para davanti Dark Samus. Mea culpa perché non compresi inizialmente la tattica da adoperare, ma non riesco ad essere totalmente lucido quando ho tre minuti di tempo prima che il mondo finisca!

1- BOSS CHE SI RIPETONO. DI FILA!


Qui giochiamo in un campo da gioco dominato da Capcom. Seriamente, quanti dei loro giochi hanno la geniale idea di farvi riaffrontare tutti i boss del gioco già sconfitti? Devil May Cry 3 è un esempio. Anche Okami, dove però non li riaffronti nemmeno tutti, quindi la cosa diventa ancor più ridicola. Perché alcuni si e altri no? E i Clover ci avevano fatto il palato con porcate simili, tanto che è presente anche in Viewtiful Joe (di nuovo: su cinque boss precedentemente affrontati te ne pone davanti solo 4. E l' altro che ha fatto per meritarsi l' ostracizzazione?), dove però la cosa è ancor più bastarda, perché bisogna affrontare la sequenza di boss CON UN' UNICA BARRA VITALE. Si, c' è qualche "medipak" durante gli scontri. Si, se perdi una vita ricominci da quello che ti ha ucciso... MA CIò NON TOGLIE CHE SIA UNA BASTARDATA COI FIOCCHI. Se perdi tutte le vite, sei out, tutto daccapo. A livello di difficoltà Normale non ha richiesto molti tentativi, ma considerando che ce ne sono altri 3 superiori posso solo immaginare come sarà quel pezzo.
È una cosa troppo stupida. Cosa dovrei dimostrare esattamente riaffrontando di fila dei boss che ho giù ucciso? Come se a Rocky fosse stato detto "Bravo, ora riaffronta contemporaneamente Apollo Creed, Clubber Lang e Ivan Drago armati di motosega, bitch."
E soprattutto, è un chiarissimo esempio dell' arte dell' allungare il brodo. Quando non sai come tirare la zuppa ancora un pò, come aggiungere quei maledetti 45 minuti, cosa fai? Riproponi gli stessi boss. Pitiful.

lunedì 20 settembre 2010

Dellamorte Dellamore

Tratto dall' omonimo romanzo di Tiziano Sclavi, il film rappresenta in forma embrionale quello che sarà poi il suo più grande successo, ossia il celeberrimo Dylan Dog.
E a vedere il film, pur con le dovute differenze, non si fatica a ritrovare molti dei caratteri distintivi di quello che sarà probabilmente il più celebre fumetto italiano.
A partire in particolar modo dal protagonista, interpretato da Rupert Everett (e alle cui sembianze s' ispireranno i vari disegnatori nel ritrarre Dylan), che piuttosto che un indagatore del' incubo interpreta il guardiano di un cimitero, ma anch' egli un pò tombeur de femmes, un pò sfigato, un pò nemico e amico delle forze contro cui combatte e si relaziona, anche meglio che con gli esseri umani, forse un pò troppo pieni di vita per i suoi gusti. Tanto, come dice lui stesso, "finiranno tutti qui " [al cimitero].
Ma le similitudini non finiscono qui. L' atmosfera generale è quella da horror un pò splatter, un pò surreale, con i suoi misteri inspiegabili ma terribilmente affascinanti.
Certo, come il fumetto, non va preso eccessivamente sul serio. D' altronde il film stesso non sembra farlo, riservandosi buone dosi di humor nero e di surrealismo, che potrebbe rendere assurdi certi passaggi ma dannatamente appassionanti da vedere.
Di sicuro non un film per tutti, data la sua particolarità, ma degno di uno sguardo, in particolar modo dai fan del fumetto che vogliono andare all' origine del mito.

venerdì 10 settembre 2010

Il ritorno di Cagliostro

Quei geniacci di Ciprì e Maresco. Molti troveranno la loro "comicità" (anche se parlerei più di stile narrativo che di comicità) inutilmente volgare e gratuita. Il bello è che per certi versi hanno ragione. Ma il loro pregio rispetto ad un cinepanettone qualsiasi è quello di sapersi sempre reinventare, e soprattutto di sfruttare questa loro verve boccaccesca in maniera davvero creativa, vedasi dettagli come i personaggi femminili, obbligatoriamente affidati ad attori maschili.
Ma quello di cui stiamo parlando qui è, oltre che il loro ultimo film, probabilmente il più ambizioso, come dimostra la collaborazione dell' ormai scomparsa Tele + (chi se la ricorda?).
Narrante la parabola ascendente (come se fosse mai stata in alto) dell' immaginaria casa di produzione cinematografica siciliana Trinacria, il film mischia come sempre abbondanti dosi di humor più o meno corrosivo ad una bravura narrativa davvero rara. Una perla da riscoprire, a patto di non trovare indigesto lo stile schietto dei due registi.

mercoledì 8 settembre 2010

Brancaleone alle crociate

Secondo capitolo del capitano di ventura Brancaleone da Norcia, stavolta intento a raggiungere la Terra Santa in compagnia di un' altra banda di casi umani se possibile ancor peggiori di quelli del precedente film.
In realtà qualsiasi parola possa riferire a questo film sarebbe trasportabile anche sul primo, poiché di fatto strutturalmente parlando sono quasi identici. Tutto verte sul carisma di Gassman (che ci dà quello che forse è il personaggio del cinema italiano migliore che abbia mai visto) , diviso tra fedeltà al dovere e vizi carnali, e sui suoi compagni di ventura che fanno da perfetta cornice alle mille peripezie che la compagnia affronta lungo un viaggio a dir poco sbandato.
Proprio per questa sua "fedeltà" allo schema originale il film sembra essere meno fresco rispetto al prequel, ma chiunque lo abbia visto deve necessariamente completare le gesta di Brancaleone, specie alla luce del fatto che film di questo genere in Italia (e forse nel mondo intero) non credo che ne rivedremo più.

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